Mobilità sostenibile e urbanistica tattica: il progetto B.I.T.U.

Ogni anno dal 16 al 22 settembre si tiene la Settimana Europea della Mobilità (SEMS), la più importante campagna europea dedicata alla promozione della mobilità urbana sostenibile e alla sensibilizzazione verso soluzioni di trasporto attive e a basso impatto ambientale.

Il progetto B.I.T.U. – Bitonto Interventi Tattici Urbani – è stato sviluppato all’interno di questo contesto, con l’obiettivo di ripensare gli spazi pubblici urbani di Bitonto coinvolgendo attivamente le scuole e alcune associazioni locali. La riqualificazione è avvenuta attraverso azioni di urbanistica tattica, un approccio alla progettazione urbana che prevede interventi temporanei e a basso costo per sperimentare soluzioni rapide e facilmente realizzabili, come la creazione di percorsi pedonali sicuri, aree verdi e stalli per biciclette. Il progetto è stato realizzato grazie al contributo di sponsor privati, tra cui anche Favaro1, azienda particolarmente sensibile a queste tematiche e da sempre pronta a sostenere iniziative in linea con i propri valori.

Loredana Domenica Modugno, architetta e urbanista, ha gestito e coordinato le attività del progetto B.I.T.U., nato come evoluzione dell’iniziativa My Bit Map realizzata l’anno precedente. L’abbiamo incontrata per farci raccontare il progetto.

 

Com’è nato il progetto sulla mobilità sostenibile a Bitonto?

“Bitonto partecipa ogni anno alla Settimana Europea della Mobilità e quest'anno mi è stato chiesto di coordinare il progetto perché l’anno precedente avevo seguito My Bit Map, un’iniziativa che ha portato alla creazione della prima mappa partecipata sulla mobilità, lavorando con circa duemila studenti e studentesse del comune di Bitonto e delle frazioni di Palombaio e Mariotto, dalle scuole primarie ai licei. Con loro ho costruito un concetto di mobilità sostenibile più vicino al vissuto quotidiano: legato ai modi di spostarsi, a come si sentono durante gli spostamenti e alla qualità degli spazi pubblici attraversati.

Chi vive in una grande città può spostarsi in mille modi – con Uber, la metropolitana... – mentre nelle realtà più piccole le possibilità sono molto limitate. Pensiamo a una ragazza di 16 anni che deve andare da un paesino all'altro o raggiungere la scuola: dev’essere accompagnata in auto dai genitori. La sua esperienza sarà quindi fortemente condizionata dall'automobile. Ma se potesse muoversi a piedi, quel percorso diventerebbe un’esperienza legata anche alle emozioni vissute lungo il tragitto, alla percezione dello spazio, alla presenza di elementi degradati o, al contrario, a una buona qualità urbana. Camminare è legato a tutti gli indicatori della qualità dello spazio pubblico: bellezza, sicurezza, socialità.

My Bit Map nasce da queste considerazioni. Il lavoro non è stato solo spiegare cos’è la mobilità sostenibile, ma anche indagare e misurare gli indicatori dello spazio pubblico per arrivare a costruire una vera e propria mappa di comunità. Ho mostrato a ragazzi e ragazze diversi esempi di trasformazione urbana: strade prima dominate dalle auto, poi riconvertite con interventi semplici e temporanei per essere restituite alle persone. Studenti e studentesse hanno raccontato la loro esperienza rispondendo a questionari con domande come: ‘Come vivete il percorso casa-scuola?’, ‘Come vi sentite durante il tragitto?’ A partire dalle loro risposte, abbiamo poi lavorato sugli indicatori emersi.”

In cosa consiste My Bit Map e come è stata realizzata?

“My Bit Map è una mappa interattiva accessibile a chiunque, basta avere il link. Studenti e studentesse hanno raccontato come si spostano quotidianamente e quali difficoltà incontrano; tutte queste informazioni sono state poi tradotte nella mappa. Cliccando sui vari punti, è possibile scoprire, per esempio, la presenza di una pista ciclabile incompleta e quindi pericolosa, oppure di un semaforo mal funzionante. La mappa include anche segnalazioni sull’utilizzo di diversi luoghi della città: punti d’incontro, fermate dell’autobus, il teatro, i locali in cui si ritrovano per mangiare.

Ho insegnato loro come mappare e utilizzare gli strumenti digitali. I ragazzi e le ragazze hanno partecipato attivamente, ripensando molte parti della città. Ogni classe ha realizzato video, disegni e progetti per rendere Bitonto più sicura, con uno sguardo attento alla rigenerazione urbana. My Bit Map è stata anche premiata come uno dei migliori progetti degli ultimi quindici anni”.

 

E da My Bit Map si è quindi poi arrivati a B.I.T.U.?

“Esatto, B.I.T.U. è stato lo sviluppo naturale di My Bit Map, portato avanti con le stesse scuole per avviare un processo di rigenerazione urbana degli spazi pubblici. In accordo con il Comune, gli interventi si sono concentrati nelle aree che uniscono diversi istituti. Purtroppo, i tempi per l’organizzazione e la realizzazione del progetto sono stati molto ristretti e non c’era modo di richiedere finanziamenti pubblici. Per questo motivo mi sono rivolta a sponsor privati, tra cui Favaro1.

Poi abbiamo strutturato il lavoro per gruppi: ognuno aveva in gestione un tratto di strada e gli strumenti per ripensarlo, disegnarlo, colorarlo, integrandolo con le altre aree. Il risultato è stato molto creativo e ha incluso anche il recupero di vecchi copertoni trasformati in sedute e l’installazione di amache in un parco pubblico. Le azioni messe in campo hanno restituito vita a zone della città prima dominate dalle automobili, come una piazza antistante una scuola storica. Un altro aspetto importante è stato sensibilizzare le persone sul fatto che non fosse più possibile parcheggiare in quei luoghi, per garantire spazi sicuri in corrispondenza degli ingressi scolastici”.

Grazie all’architetta Modugno per aver condiviso la sua esperienza: iniziative come questa rappresentano una preziosa opportunità per sensibilizzare e stimolare cambiamenti concreti. Favaro1, da sempre attenta alla sostenibilità e alla responsabilità ambientale, è orgogliosa di aver preso parte a questo progetto e rinnova il proprio impegno nel promuovere una visione dell’edilizia che mette al centro il rispetto per l’ambiente e per le persone.

Ci auguriamo che progetti di questo tipo possano moltiplicarsi, ricevendo sempre più attenzione, sostegno e diffusione.